Può essere un’ombra furtiva, una presenza silenziosa, un lampo rosso che compare quando meno te lo aspetti e non puoi fare a meno di restare imbambolato a guardarlo mentre si arrampica agilmente su un albero. Solo a questo punto ti riprendi dallo stupore e chiedi a chi ti è accanto: “lo hai visto anche tu quello scoiattolo?”.
Il nostro abile scalatore in questione è lo Sciurus vulgaris (Bertolino, S., & Carpino, F. IUCN, the International Union for Conservation of Nature), meglio conosciuto come scoiattolo rosso. Esso fa parte della famiglia degli Sciuridi, ovvero di quei piccoli roditori generalmente dotati di una folta coda e che hanno le sembianze simili agli scoiattoli (tenendo conto che ci sono sempre delle eccezioni). Infatti, non a caso il nome scientifico Sciurus deriva dal latino “sciurus” che significa “scoiattolo”; ma a sua volta, il termine latino deriva da quello greco che ha il significato di “si fa ombra con la coda”.
Lo scoiattolo comune europeo (ovvero lo scoiattolo rosso) può essere trovato nelle foreste e nei boschi dell’Europa ed in alcune aree dell’Asia dove trascorre quasi il 67 % del proprio tempo sugli alberi.
Gli individui possono avere una lunghezza del corpo che varia dai 190 ai 220 mm con una coda lunga dai 170 ai 200 mm ed un peso variabile dai 270 ai 360 g. Lo scoiattolo rosso vive per circa 5-8 anni ed è possibile trovarlo in boschi di conifere, conifere e latifoglie e latifoglie miste. Nonostante ciò, raggiunge le densità maggiori in questi ultimi perché è più facile che ogni anno ci sia una specie arborea in grado di produrre abbastanza semi per la sopravvivenza dello scoiattolo rosso (si veda http://www.rossoscoiattolo.eu/sites/default/files/documenti/linee_guida_osservazione_scoiattoli.pdf ).
Nonostante il suo nome, la colorazione dello scoiattolo rosso è molto varia durante l’anno (pur mantenendo il ventre di colore bianco): il mantello dorsale e laterale può avere le tonalità che spaziano dal tipico rosso al marrone durante il periodo primaverile-estivo, mentre assume tonalità tendenti al grigio durante l’inverno. Tuttavia esiste sempre qualche variante. Lo si può distinguere dalle altre specie di scoiattolo per via dei caratteristici ciuffi auricolari (anche se possono essere assenti durante il periodo estivo).
Non necessita di essere osservato durante le ore notturne poiché è un animale dalle abitudini diurne che difficilmente va in letargo durante l’inverno (come invece molti credono). Questo sciuride è molto mattiniero: inizia le attività fuori dalla tana all’alba e le termina verso la sera (in base alla stagione e alla disponibilità di cibo).
Durante le ricerche fatte in seguito sulla letteratura di questo animale, sono venuto a conoscenza – con mio grande stupore – che gli scoiattoli rossi costruiscono un nido simile a quello degli uccelli, ma distinguibile da quello di quest’ultimi per via della forma sferica di 25-45 cm di diametro, perché è realizzato con rami intrecciati ed “edificato” vicino al tronco o sulle biforcazioni dei rami. Gli sciuridi non si fanno mancare nulla all’interno della propria “abitazione”: i rami intrecciati formano una struttura che sorregge le foglie che fanno da strato impenetrabile e l’interno è foderato con muschio, foglie e cortecce. Capita anche abbastanza spesso che invece di costruirsi da sé il nido, approfittino anche di cavità all’interno dei tronchi degli alberi. Inoltre i nidi non sono esclusivi: un singolo individuo può usufruire di diversi nidi contemporaneamente. C’è da tenere in conto anche che durante il periodo riproduttivo, i maschi e le femmine possono condividere la stessa tana.
Fig. 1. Foto e mappa tratte da: Iconografia dei Mammiferi d’Italia, edita dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
La maggior parte degli scoiattoli del genere Sciurus popolano gli ambienti forestali e boschivi ma è possibile trovarli anche nei parchi cittadini. È proprio in uno di questi parchi cittadini – il Parco Bassetti di Gallarate – che ho avuto il privilegio di avere i miei primi incontri dal vivo con questa sfuggevole creatura. Sembra che in Italia lo scoiattolo rosso sia molto diffidente nei confronti dell’uomo e quindi diventa raro incontrarlo. Nonostante ciò, sembra che gli individui presenti al Bassetti siano relativamente molto più socievoli rispetto la media (stando a quanto dicono i pochi cartelli informativi sparsi per il parco cittadino).
Fig. 2. Foto e mappa tratte da: Iconografia dei Mammiferi d’Italia, edita dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
Conoscere approfonditamente e monitorare lo scoiattolo rosso è fondamentale per intervenire in merito alla sua conservazione che è messa seriamente a rischio probabilmente per la competizione indiretta con l’alloctono scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis *). La facilità con cui lo scoiattolo grigio sta riuscendo ad espandere il proprio areale a discapito di quello rosso eurasiatico, è dovuta al fatto che il grigio nidifica in gruppi più grandi, digerisce le ghiande in maniera più efficiente accumulando così grasso più velocemente rispetto allo scoiattolo rosso (il quale risente anche in maniera particolare della frammentazione dell’habitat). Inoltre S. carolinensis è portatore di un virus (parapoxvirus) che risulta essere fatale per la specie eurosiatica **.
Insomma, la situazione non è una delle più rosee per il piccolo sciuride fulvo, ma sono stati avviati dei progetti *** dedicati alla sua conservazione tra i quali “LIFE EC-SQUARE” (più comunemente conosciuto come “Rosso Scoiattolo”) che è stato finanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Tale progetto ha visto coinvolte diverse Amministrazioni regionali e alcune Università (tra cui l’Università degli Studi dell’Insubria) impegnate in azioni di valorizzazione degli ecosistemi forestali tramite il ripristino delle condizioni favorevoli alla permanenza e, se necessario, la reintroduzione dello scoiattolo rosso, nella speranza che ancora in molti potranno osservare questa creatura bella e sfuggevole.
Emmanuele Occhipinti
Articolo scritto con la collaborazione di EnvironMental.
Bibliografia:
- Bertolino, S., & Carpino, F. IUCN, the International Union for Conservation of Nature;
- “Il libro dei mammiferi” di Ivan T. Sanderson (Arnoldo Mondatori Editore, 1957);
- rossoscoiattolo.eu ;
- “Rossoscoiattolo – layman’s report”;
- “Squirrels of the world” di Richard W. Thorington, John L. Koprowski, Michael A. Steel and James F. Whatton;
- Wauters, L. A., Heidi Hauffe, and Guido Tosi. “Studio sull’ecologia dello Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) in ambiente alpino.” (2001): 1-85.
- Adamo, M., & Bertolino, S. (2003). Uso dello spazio da parte dello scoiattolo comune (Sciurus vulgaris) in bosco di conifere.Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy, 14.
- Bosch, S., & Lurz, P. W. (2013). The process of drey construction in red squirrels-nestbox observations based on a hidden camera.Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy, 24(2), 199-202.
- * Bertolino, S., & Genovesi, P. (2003). Spread and attempted eradication of the grey squirrel (Sciurus carolinensis) in Italy, and consequences for the red squirrel (Sciurus vulgaris) in Eurasia.Biological Conservation, 109(3), 351-358.
- ** Sainsbury, A. W., Nettleton, P., Gilray, J., & Gurnell, J. (2000, August). Grey squirrels have high seroprevalence to a parapoxvirus associated with deaths in red squirrels. InAnimal Conservation forum (Vol. 3, No. 3, pp. 229-233). Cambridge University Press.
- *** La Morgia, V., Paoloni, D., & Genovesi, P. (2017). Eradicating the grey squirrel Sciurus carolinensis from urban areas: an innovative decision‐making approach based on lessons learnt in Italy.Pest management science, 73(2), 354-363.
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