Continua il mio viaggio sulle pendici dell’Etna, sul versante Nord. Il percorso è durato un’intera giornata, durante il mese di Agosto 2017. Ad accompagnarci è la guida AIGAE (associazione italiana guida ambientale ed escursionistica) Erminia Granata.
Usciti dalla grotta di Serracozzo, intorno a noi un paesaggio splendido che merita davvero di essere fotografato. Dopo una breve pausa, non rimane che continuare a camminare.
Erminia ci fa notare che dalla alta posizione in cui ci troviamo, in prossimità del rifugio Citelli, possiamo notare i crateri Sartorius. Otto vecchi coni vulcanici con la tipica forma a bottoniera, formatesi in seguito all’intensa eruzione del 1865. L’evento iniziò il 29 gennaio e si concluse nella metà di giugno dello stesso anno. Dopo questo evento, nacquero i cosiddetti Monti Sartorius sul versante nord-est.
Continuiamo a salire fino ad arrivare alla immensa Valle del Bove. Con una superficie di 37 m² e con un’altezza variabile tra i 400 e i 1.000 metri, essa contiene depositi piroclastici caratterizzati da intrusioni, ovvero intercalazioni tra roccia nuova ed antica formate dal passaggio del magma che passa attraverso fratture pre-esistenti e litifica in loco, assai difficili da datare.
La Valle del Bove è stata nel corso degli anni ingrandita grazie a frane ed erosione, dandole l’aspetto a forma di ferro di cavallo che conserva attualmente. Negli ultimi 2000 anni sono accadute altre eruzioni di cui alcune pericolose, come per esempio quella di Randazzo del 17 marzo 1981. L’evento accadde lungo il versante Nord dell’Etna, la colata durò incessantemente per sei giorni percorrendo 7,5 km.
Subito dopo una breve sosta, ci incamminiamo verso il monte Simone, ultima meta della nostra giornata. Da qui possiamo godere di un ottima vista, soprattutto quello che ho aspettato tutta la mattina: i crateri fumanti dell’Etna. Tra questi riusciamo ad osservare il cratere sub terminale di Nord Est (1911), Bocca Nuova (1968) e il cratere di Sud Est (2011). L’ultimo cratere, che però rimane nascosto, è il cratere centrale o voragine.
L’Etna ha subito negli anni una lunga trasformazione ed evoluzione geologica. Il vulcano si è sviluppato a partire dal Quaternario e ancora oggi possiamo notare alcuni vecchi crateri che un tempo esercitavano la loro attività eruttiva (per maggiori informazioni, ho scritto un articolo sulla sua storia geologica, che potete leggere cliccando qui).
Questo tipo di vulcano viene denominato a scudo, ed è generato da colate laviche fluide, affiancato inoltre da uno strato vulcano. La sua altezza varia nel tempo a causa delle eruzioni che ne determinano l’innalzamento o l’abbassamento. Oggi dovrebbe essere intorno ai 3300 metri. L’Etna rimane uno dei migliori terreni di studio per geologi di tutto il mondo grazie alla presenza di numerosi fenomeni geomorfologici vulcanici come coni di cenere e diversi tipi di lava.
Finita la pausa pranzo, ci rimettiamo in cammino verso il rifugio Citelli. Questa volta il percorso è molto più veloce perché scendiamo dal ghiaione del versante nord. Un terreno molto scivoloso eroso dal vento che ci permette di proseguire a passo svelto.
Un branco di pecore al pascolo ci fanno compagnia sulla strada del ritorno. Arriviamo così, ripercorrendo lo stesso sentieri, al rifugio Citelli, dal quale siamo partiti.
Finisce così il nostro viaggio sulle pendici Nord dell’Etna. Un viaggio che posso consigliare a tutti se si vuol conoscere una natura diversa e si amano le lunghe camminate. Un viaggio sicuramente da rifare!
Foto e testo di Sara Biancardi
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