Titolo: L’orologiaio miope
Autore: Lisa Signorile
Casa editrice: Codice Edizioni
“Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sugli animali…che nessuno conosce” è il sottotitolo de L’orologiaio miope, il libro di Lisa Signorile che svela al lettore alcuni degli animali più stravaganti presenti sulla Terra. Alcuni sono talmente tanto incredibili da sembrare inventati o addirittura usciti da qualche strampalato sogno o qualche agghiacciante incubo. Invece sono tutti animali realmente esistenti. Alcuni sono rari, altri sono molto comuni ma poco conosciuti o dalle dimensioni talmente ridotte da non essere visibili a occhio nudo (e quindi solitamente e ingiustamente ignorati), ma sono tutti animali realmente esistenti e viventi. E tali dovrebbero rimanere, poiché il rischio per molti di essi è l’estinzione. Un grazie quindi a questo libro e alla sua autrice che hanno permesso a molti di innamorarsi delle meraviglie del mondo animale.



Non è proprio possibile non restare a bocca aperta di fronte alle meraviglie naturalisticheraccontate da Lisa Signorile in “L’orologiaio miope”, il quale fa comprendere in modo ermetico parte del proprio contenuto già a partire dal titolo. Infatti esso è un rimando al famoso libro “L’orologiaio cieco” di Richard Dawkins (dove viene data una spiegazione dei processi evolutivi) in cui la selezione naturale e i modi in cui opera l’evoluzione vengono paragonati all’operato di un orologiaio cieco (concetto contrapposto all’idea dell’esistenza di un disegno divino di qualsivoglia genere).
Molto spesso vengono considerati inquietanti, a volte orribili, gli animali che vivono in ambienti estremi poiché non ci risulta possibile compararli a nulla di tutto ciò che conosciamo. Inoltre troppo spesso l’unico mezzo di paragone risulta essere rappresentato da noi stessi. Talvolta ci sconvolgono le abitudini, a volte il comportamento, l’aspetto o la dieta. Tuttavia, non possiamo fare a meno di rimanere affascinati da questo mondo tanto delicato quanto resistente, ma dal bisogno di essere salvaguardato.
Foto di Sara Biancardi
Testo di Emmanuele Occhipinti
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