L’impronta ecologia è un indicatore del nostro impatto ambientale. Attraverso questo studio possiamo calcolare quanti Pianeti Terra abbiamo bisogno
Vi siete mai chiesti quanto sia la nostra impronta ecologica nei confronti del Pianeta?
L’aumento esponenziale della popolazione ha portato a una maggiore necessità di risorse primarie. Avvenimenti come l’elevato impiego di combustibili fossili determinano la perdita integrale degli ecosistemi. Per questo motivo, l’attività umana sta portando a uno scenario del tutto nuovo, raggruppato in un tempo geologico chiamato Antropocene. Il termine, coniato da Paul Crutzen, «definisce l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre, inteso come l’insieme delle caratteristiche in cui si svolge ed evolve la vita, è fortemente condizionato a scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana» (Treccani, 2012). Per calcolare sperimentalmente la domanda umana nei confronti del pianeta si utilizza un indicatore, chiamato impronta ecologica. Ma prima di entrare nel dettaglio, è opportuno definire meglio tal concetto.
È un indice utilizzato per misurare la richiesta umana nei confronti della natura. Mette in relazione il consumo umano di risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle e di assorbire i rifiuti.
Il termine compare per la prima volta nel 1996, anno in cui viene pubblicato il libro Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth, scritto da Mathis Wackernagel e William Rees.
Quanto è grande l’impronta ecologica?
L’impronta ecologica media degli abitanti della Terra è di 1,84 ettari di ecosistemi terrestri e 0,51 ettari di ecosistemi marini per un totale di 2,35 ettari pro capite. Ma ci sono solo 1,79 ettari di sistemi ecologici produttivi per ciascun abitante della Terra. Il totale è dato da 1,28 ettari pro capite di sistemi terrestri e 0,51 ettari pro capite di ecosistemi produttivi marini.



Per poter calcolare effettivamente quanto sia la nostra impronta ecologica, ci si basa su dati molto specifici. Anzitutto, si prende in considerazione la biocapacità, ovvero l’insieme dei servizi ecologici erogati dagli ecosistemi locali. In pratica, si tratta di una misura del territorio ecologicamente produttivo presente.
Per quantificare la biocapacità si moltiplica l’area di interesse per la bioproduttività, superficie a disposizione procapite che fornisce energia e materia (Fonte: ARPAV). Il calcolo che dobbiamo fare per calcolare l’impronta ecologica è quindi il seguente:



L’impronta ecologica rappresenta quindi il bilancio tra la biocapacità (offerta) e la domanda di superficie da parte della popolazione locale.
Quanto è importante l’impronta ecologia? Il concetto di overshoot della Terra
Come si è visto, ognuno di noi ha una domanda media di 2,35 ettari (valore pro capite). Ma a nostra disposizione abbiamo solo 1,79 ettari. I numeri parlano chiaro: il nostro consumo è maggiore rispetto al tempo di rinnovo delle nostre risorse.
Ecco l’importanza dell’impronta ecologica: quantificare quante materie prime utilizziamo e capire come ridurne il consumo.
Risulta opportuno ricordare, tuttavia, che il valore è approssimativo: ogni cultura ha un suo stile di vita, quindi un utilizzo diverso delle risorse. La propria impronta ecologica può essere calcolata (anche solo per dare un’idea di quanto effettivamente consumiamo) sul sito Ecological Footprint Calculator. In risposta a tali dati, ogni anno a partire dal 1970 viene calcolato l’Overshoot Day, che corrisponde al giorno in cui le risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare in un anno si esauriscono. Il valore viene calcolato annualmente dall’organizzazione internazionale di ricerca ambientale Global Footprint Network (GFN).
Per quanto riguarda l’Italia, è stato calcolato quest’anno che se ogni singolo abitante del pianeta consumasse quanto un italiano medio, si sarebbero esaurite il 24 maggio tutte le risorse.
In conclusione, si è visto come l’impronta ecologica sia un valore fondamentale per capire quanto realmente consumiamo. Inoltre, molte sono le campagne in atto per ridurre i propri rifiuti. A tal proposito, dal mese di Luglio 2018 abbiamo creato sul nostro profilo Instagram una campagna dedicata al consumo consapevole. Questo movimento può rappresentare una valida opzione da tenere a mente, ma ne parleremo in un articolo dedicato.
Testo e foto di Sara Biancardi
Leggi anche:
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Fonti:
Elementi di Ecologia, Thomas M. Smith – Robert L. Smith
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