Sempre più al centro delle vicende ambientali e climatiche mondiali, l’Antartide rimane un posto da scoprire e salvaguardare
L’Antartide è stato scoperto dall’uomo in tempi relativamente recenti, circa un secolo e mezzo fa, ed è per questo che può essere indicato come il Continente Recente. Esso è molto meno conosciuto rispetto al Continente Antico (Europa, Asia, Africa), al Continente Nuovo (Americhe) e perfino al Continente Nuovissimo (Australia): tutte denominazioni che fanno riferimento all’epoca della scoperta di queste terre da parte degli Europei. Ma l’esistenza della massa continentale era già stata ipotizzata in un passato piuttosto remoto.
Infatti gli antichi Greci, ad esempio, avevano predetto la presenza di terre emerse nelle estreme regioni australi. A queste ipotetiche terre avevano dato il nome di Antarktikos, proprio perché le ubicavano agli antipodi delle terre fredde boreali, situate sotto la Costellazione dell’Orsa che a quei tempi era chiamata Arktos.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale iniziarono le ricerche scientifiche sistematiche sull’Antartide e ad esse cominciarono a prendere parte numerosi Paesi oltre a quelli che erano stati impegnati nella scoperta e nella conquista del continente
Trattati e accordi
Gli interessi dei diversi Stati si moltiplicarono: oltre a quelli a quelli scientifici si sommarono quelli di carattere politico e numerosi Paesi rivendicarono il possesso di parte del continente. Negli anni Cinquanta del XX secolo l’Antartide risultava così spartita tra quanti avevano finanziato le prime spedizioni (Gran Bretagna, Francia, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda) e tra chi ne rivendicava la vicinanza geografica (Cile e Argentina). Inoltre alla spartizione non parteciparono gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica, che invece non riconobbero le pretese avanzate dagli altri Paesi. Un accordo tra le due superpotenze portò alla firma nel 1959 del Trattato Antartico, che entrò in vigore il 23 Giugno del 1961. Il trattato congelò le rivendicazioni territoriali, liberò l’Antartide da ogni attività militare e pose le basi per una collaborazione internazionale volta alla sola ricerca scientifica a scopi pacifici.
L’accordo ha previsto la possibilità di adesione di qualunque Paese, purché esso creasse una propria stazione fissa e dimostrasse di svolgere attività di ricerca. Nonostante le spedizioni di vari italiani, effettuate a partire dal 1968 con fondi di enti pubblici e privati, il nostro Paese ha aderito al Trattato Antartico soltanto nel 1980-1981, diventandone Membro Consultivo nel 1987. La prima spedizione ufficiale italiana è iniziata nel dicembre del 1985 ed è durata circa 3 mesi; l’area scelta è stata la Baia di Terra Nova, nella Terra Vittoria (lungo le coste occidentali del Mare di Ross), la quale è ubicata nel settore antartico rivolto verso la Nuova Zelanda.
Nel 1991 è stato siglato, a completamento del Trattato Antartico, un accordo di particolare rilievo: il protocollo sulla protezione ambientale, meglio conosciuto come Protocollo di Madrid. Tale accordo ha dichiarato la messa al bando per i prossimi 50 anni lo sfruttamento minerario e ha imposto alle nazioni operanti in Antartide la valutazione dell’impatto ambientale per qualsiasi attività. Inoltre al Trattato Antartico aderiscono, ad oggi, 53 Paesi che rappresentano circa l’85% della popolazione globale.
Risorse minerarie ed energetiche
È ormai assodato che in Antartide esistano apprezzabili giacimenti di carbone, di gas naturale e, nella piattaforma continentale sotto il Mare di Ross, anche di petrolio. Lo sfruttamento delle suddette risorse comporterebbe gravissimi rischi ambientali per il continente antartico e per l’intero pianeta. Infatti non dimentichiamo, tra l’altro, che l’Antartide funge da “pozzo freddo” del “motore termodinamico globale atmosfera-idrosfera” contribuendo così, in maniera fondamentale, a determinare il clima della Terra (anche nell’emisfero boreale).
La base italiana e l’ambiente
L’Italia è in prima fila in Antartide per il rispetto dell’ambiente. Dal 1988 ad oggi la base italiana “Mario Zucchelli” ha avviato un programma di monitoraggio ambientale che, anno dopo anno, permette di verificare la situazione ambientale; la stazione è stata la prima ad avere un impianto di depurazione, per la gestione dei rifiuti e il trattamento dei reflui. “I rifiuti non vanno lasciati mai in Antartide”: questa è una delle regole che vige nella base e il cui problema è risolto da un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti. La gran parte di questi ultimi vengono stoccati e portati in Italia mentre il resto finisce nell’inceneritore, il quale è n grado dal 2006 di bruciare rifiuti di natura organica, legno non verniciato, materiale sanitario ed alcuni tipi di plastica. La stazione americana (McMurdo) e quella neozelandese (Scott) hanno seguito l’esempio dell’Italia dopo alcuni anni di distanza.
Le basi in Antartide sono complessivamente 70-80 e sono popolate da un numero di ricercatori che varia tra i 5.000 e i 10.000. Tuttavia paradossalmente non sono le responsabili della contaminazione del continente. Infatti la minaccia maggiore è il turismo: in Antartide arrivano via nave circa 26.000 persone ogni anno. Di questi, dai 400 ai 600 visitano la base Mario Zucchelli, sempre rigorosamente accompagnati. Non si tratta di grandi numeri se si pensa ai 90.000 turisti che ogni anno visitano l’Artico, ma i curiosi che arrivano in Antartide sono già abbastanza per lanciare un campanello d’allarme in un continente ancora sostanzialmente incontaminato, dalle caratteristiche uniche e che potrà insegnare ancora molto sugli equilibri dell’intero pianeta.
Testo di Andrea Pugliese
Testi utili:
- Il globo terrestre e la sua evoluzione-Elvidio lupia palmieri, Maurizio Parotto: L’antartide, un continente laboratorio
- Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA): 1985-2005, Venti anni di ricerche italiane in Antartide
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