Donald Trump assesta un duro colpo all’accordo di Parigi sul clima, tagliando i fondi al Carbon Monitoring System e all’agenzia per l’ambiente USA
Ancora una volta il nostro clima viene messo in pericolo dalla politica tutt’altro che ambientalista, anzi anti climatica, del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nel cui mirino sono entrati a far parte il CMS (Carbon Monitoring System) della Nasa e l’EPA (Agenzia per l’Ambiente USA). Infatti il leader americano ha deciso di non inviare più i fondi necessari per lo studio e il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico.



La situazione
Negli ultimi anni infatti le potenze mondiali hanno cercato e stanno cercando di mettere un freno all’inquinamento atmosferico ed al conseguente aumento della temperatura climatica terrestre. Tentativo intrapreso seguendo anche gli accordi che sono stati stipulati tra i vari Stati durante la conferenza di Parigi sul clima. Uno dei sistemi più efficenti realizzati a tale scopo è il Carbon Monitoring System (CMS) della Nasa, nato nel 2010 su iniziativa del Congresso Usa sotto la presidenza Obama per organizzare e armonizzare tutte le informazioni relative alle emissioni. Lo scopo era quello di facilitare il lavoro dei decisori politici e industriali. Il CMS è stato finora finanziato con 10 milioni di dollari l’anno.



Il taglio
Finora! Perché l’amministrazione del presidente Trump ha deciso di escludere il CMS dai progetti da finanziare. << Questa decisione mette a repentaglio anche i programmi di verifica sui tagli di emissioni di gas serra di altri Paesi, così com’era stato deciso alla Cop21, la conferenza sul clima di Parigi>> commenta Sims Gallagher, direttore del Centro per le Politiche Internazionali per l’Ambiente dell’Università di Tufts nel Massachussetts, che aggiunge: << se non è possibile misurare la riduzione di emissioni, come si può sapere se gli impegni presi dagli altri paesi vengono rispettati? Annullare il CMS è un grave errore>>.



La guerra continua
L’attacco della Casa Bianca alla “scienza del clima” non si ferma. Una bella sforbiciata ai fondi per lo studio ambientale viene fatta anche all’EPA (Enviromental protection agency). Dopo aver messo a capo dell’agenzia un negazionista del cambiamento climatico dovuto all’inquinamento atmosferico, come Scott Pruitt, il presidente degli Stati Uniti ne ha pure ridotto il budget del 30%. Si parla cioè di un taglio da 48 milioni di dollari, a cui seguiranno 168 licenziamenti e i congelamento di 50 progetti. << Tanto valeva chiudere il laboratorio>> commentano gli ex dirigenti della gestione dell’agenzia per Pruitt.



Motivazioni
Viene da chiedersi: come mai una scelta simile? Uno dei motivi principali riguarda ciò che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso ai cittadini americani durante la sua campagna elettorale, ovvero meno tasse inutili, più posti di lavoro. Lo ha dichiarato egli stesso alla conferenza stampa nella quale ha confermato l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima: << Gli Stati Uniti cominceranno a negoziare un nuovo accordo suo clima. Vogliamo un accordo che sia giusto. Se ci riusciremo bene, altrimenti pazienza>>. Ci sarà quindi, << la fine degli impegni di riduzione>>, ha aggiunto, e soprattutto, <<dei versamenti a fondo verde per il clima>>, che costa agli Stati Uniti una fortuna.
Testo di Cristina Gioia
Bibliografia:
- “L’amministrazione Trump taglia i fondi a chi studia il clima” (Focus.it, Luigi Bignami,11 maggio, 2018)
- “Trump taglia i fondi all’agenzia per l’ambiente USA. Tramonta l’era Obama” (Il Fatto Quotidiano.it,6 aprile, 2017)
- “Clima, Trump conferma l’uscita degli USA dagli accordi di Parigi. Obama: “Così si rifiuta il futuro “. (la Repubblica.it, Giovanna Gagliardi, 01 giugno, 2017)
Molto interressante questo articolo e come hai approfondito tutti gli elementi! Complimenti