Il “turismo degli animali” può essere un’opportunità per l’economia locale e per la conservazione della specie… ma non sempre è così
Il 20-40% del turismo globale è rappresentato dal “Turismo degli animali”, dove quest’ultimi sono delle vere e proprie attrazioni turistiche, in gergo definite “wildlife tourist attractions” (da adesso WTA).
Sogno dei più è sicuramente quello di poter interagire con un animale selvatico e, contemporaneamente, strappare una foto ricordo del momento. Con l’avvento di Instagram, poi, le foto insieme ad animali esotici durante i nostri viaggi sono diventate un must. Ma davvero sono azioni innocue come sembrano?



PRATICHE VIOLENTE
La fauna selvatica non è predisposta a fare da contorno alle vanità dell’uomo. Quindi, perché gli animali posano affianco degli umani senza problemi?
Lo scandalo dei circhi non è poi contenutisticamente così distante dall’utilizzo degli animali come attrazioni turistiche. Le pratiche violente che si riscontrano nei circhi più beceri sono pressappoco le stesse che caratterizzano le WTA. Di seguito alcuni esempi.
GLI ELEFANTI
Il mite animale che scorta i turisti sulla propria groppa cela un addestramento ricco di sofferenza: la realtà dietro molti “elephants camps” in Thailandia si chiama Phajaan. Questa è una tecnica utilizzata per “spezzare lo spirito dell’elefante”.



LE TIGRI
Recentemente è esploso lo sdegno verso il Tiger Temple di Kanchaburi (Thailandia, ora chiuso), dove tigri pesantemente sedate posavano incatenate insieme ad eccitati turisti. Per non parlare delle condizioni di vita ovviamente non mostrate alle telecamere: gabbie, condizioni penose, disordini alimentari e tigri usate come fenomeni da circo.



I FENICOTTERI
Ed ecco i fenicotteri, magnifici uccelli migratori dal piumaggio rosa che però non volano mai: siamo ad Aruba, in una bianchissima spiaggia gestita da un resort di lusso. La soluzione al mistero del “non-volo” sono le ali “clippate” – pinzate – per impedirne l’allontanamento.
Questi sono pochi esempi di quello che è un mercato molto vasto che cela attrazioni tutt’altro che rispettose della fauna selvatica. A favorire l’attrazione dei turisti non è solo l’euforia della vicinanza ad un animale esotico, ma anche la falsa informazione che giustifica l’esistenza delle WTA sostenendo il salvataggio e la protezione di questi animali normalmente minacciati dall’azione umana.



IL RUOLO DEL TURISTA: COLPE E SOLUZIONI
Uno studio del 2015 realizzato dalla Oxford Wildlife Conservation Research Unit analizza l’impatto delle WTA sul benessere degli animali. Di particolare rilevanza risulta la consultazione delle recensioni di TripAdvisor circa questo tipo di attrazioni, che evidenziano come i turisti si rendano conto solo ex-post della sofferenza degli animali costretti a certi tipi di pratiche. Altri, addirittura, esternano la loro soddisfazione riguardo all’esperienza vissuta senza minimamente curarsi delle conseguenze.



COME FARE DUNQUE?
La pratica turistica può concretamente aiutare gli animali solo se realizzata nel loro totale rispetto. Le interazioni con l’uomo non sono vietate, ma devono essere frutto di spontaneità da parte dell’animale senza alcun tipo di costrizione.
Trovare realtà davvero sostenibili e riguardose degli animali è possibile. Le fonti più accreditabili sono sicuramente i santuari, che normalmente si occupano del recupero, riabilitazione e, quando possibile, successiva re-immissione in natura degli animali salvati. In questi luoghi s’interagisce con essi nel loro totale rispetto anche in un’ottica didattica.



In alternativa, oltre a potersi rivolgere a diverse associazioni animaliste del posto oppure a ONG internazionali, esistono tour operator e agenzie di viaggi preposti alla vendita di esperienze turistiche realmente sostenibili e cruelty-free.
Giada Abbiati
Bibliografia:
Rispondi