I numerosi incendi in Siberia, Gran Canaria e Brasile stanno devastando il Pianeta. Quali sono però gli effetti sulla biodiversità?
Prima la Siberia, poi Gran Canaria e ora il Brasile: la stagione estiva e secca, assieme ad altre forzanti ambientali, sta provocando in tutto il globo numerosi incendi. Ma quali sono gli effetti sulla biodiversità e i rischi che stanno correndo flora e fauna?
Una panoramica degli incendi: la Siberia senza precedenti
A fine luglio, per via della stagione secca, la Siberia inizia a bruciare. Le fiamme ancora non sono state domate, e inutili sono stati gli interventi del governo. Così, tra luglio e agosto, la situazione è diventata talmente grave che è stato dichiarato lo stato di emergenza. Inoltre, le nubi di fumo stanno invadendo anche Alaska, Canada e Groenlandia. Secondo le autorità, siamo di fronte a una catastrofe ecologica senza precedenti.
È quel che accade sottoterra a spaventare di più gli scienziati. Molti degli incendi siberiani e dell’Alaska stanno bruciando terreni di torba ricchi di carbone, che normalmente dovrebbero essere impregnati d’acqua. Gli incendi di torba producono molto più biossido di carbonio e metano, in quanto si tratta di combustibile che è rimasto imprigionato nel terreno per centinaia o migliaia di anni. Quando il terreno brucia, scompaiono importanti assorbitori di carbonio, che non possono essere sostituiti in un lasso di tempo utile.



Brasile e Gran Canaria: non solo cause naturali
A causa degli incendi, il 19 agosto la città di San Paolo è rimasta oscurata da una nube di fumo completamente nera.
Ma in quale zona del Brasile si stanno verificando gli incendi? Dalle immagini del satellite Planet sembrerebbe tra le zone appena disboscate e la foresta Amazzonica. Sono aree di “confine” con la foresta pluviale, note come il cerrado. Come accade in questo periodo, gli incendi sono l’ordine del giorno in Brasile. A gravare la situazione, però, sono quelli legati alla deforestazione. Tra il 2018 e il 2019 le aree disboscate sono aumentate sia per la costruzione di allevamenti, sia per la coltivazione del foraggiamento: la soia. Per fare fronte al problema ambientale, dopo le pressioni mediatiche, il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, ha firmato un decreto il 23 agosto per autorizzare l’intervento dei soldati nelle riserve naturali. L’ordinanza sarà valida per un mese, e sembrerebbe una delle prime azioni per la salvaguardia dell’Amazzonia indetta da Bolsonaro, disinteressato alle tematiche ambientali.
Come se non bastasse, anche a Gran Canaria si sono scatenati degli incendi. Inizialmente l’area coinvolta ha riguardato la città di Tejeda. Successivamente le fiamme si sono diffuse fino al parco naturale Tamadaba. La situazione negli ultimi giorni sembra migliorata, con temperature in calo e il cambiamento del vento che ha evitato l’avanzamento delle fiamme.






Le conseguenze sulla biodiversità
Tutti gli incendi citati si trovano in zone con un elevata biodiversità. Partendo dalla Siberia, il clima umido fa sì che si trovino ambienti come le torbiere, un luogo ricco di flora e di fauna all’interno della tajga. La torbiera non è altro che un accumulo di sostanze organiche, derivate dalla decomposizione di materiale vegetale. Quando questi ecosistemi bruciano, i vertebrati più grandi (orsi, cervi, cinghiali, lupi, volpi) riescono a fuggire, avvicinandosi alle cittadine per procacciarsi del cibo. I più piccoli si rifugiano nelle cavità del terreno, cercando di sfuggire al fumo.
Nonostante gli incendi brasiliani siano nelle zone di confine della foresta pluviale, quest’ultima potrebbe essere in serio pericolo se le fiamme non verranno domate. L’Amazzonia è considerata un hotspot di biodiversità: la sua conservazione è fondamentale per arrestare l’estinzione di piante e animali. Inoltre, migliaia di indigeni in oltre 400 tribù vivono in Amazzonia e fanno affidamento sulla foresta pluviale per sostenere le loro vite e preservare le loro culture.



Anche sull’isola di Gran Canaria ritroviamo flora e fauna uniche al mondo: nel Parco naturale di Tamadaba crescono alcune delle piante più antiche dell’isola, come la margherita del teide, e con specie endemiche come il Pinus canariensis (Pino delle Canarie). Il sito è rilevante anche dal punto di vista geologico, in quanto Roque Faneque è una delle falesie attive più alte del mondo, a picco sul mare. Il parco è un importante luogo di interesse naturale, tanto da essere dichiarato dall’Unesco Riserva della Biosfera.
Testo di Sara Biancardi
Copertina: © NASA
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