Il legno è una risorsa potenzialmente esauribile, ma è possibile un’utilizzo intelligente delle foreste? La risposta nelle certificazioni e nella gestione sostenibile
Da sempre le foreste sono state utilizzate per le attività umane. Questo perchè il legno e la cellulosa sono materie prime importanti per lo sviluppo economico: servono per produrre una quantità smisurata di beni e sono materiali con una domanda in crescita per via della ricerca a sostituti delle plastiche. Infatti, la cellulosa è facilmente degradabile in ambiente mentre il legno è abbastanza resistente.
La sua componente principale è un metabolita secondario vegetale complesso chiamato lignina, per il quale non c’è nemmeno una semplice rappresentazione della struttura chimica. Esso si decompone lentamente solo in determinate condizioni ambientali e sotto l’azione concertata di diversi organismi viventi (artropodi detritivori, attinomiceti, batteri). È quindi un materiale resistente e versatile, e sottrae per un tempo medio-lungo molto carbonio dal suo ciclo biogeochimico, aiutando a limitare i danni dell’effetto serra.



Le foreste: una risorsa potenzialmente esauribile
Come tutte le risorse che preleviamo dal nostro pianeta, anche il legno è una risorsa potenzialmente esauribile. Pertanto, le aziende produttrici e, sempre di più, anche i consumatori cercano materiali provenienti da una filiera dotata di certificazione di sostenibilità. Complice anche il grande impatto della deforestazione, la certificazione di gestione forestale sostenibile, o semplicemente “certificazione forestale”, è una realtà sempre più conosciuta e attiva.
Le problematiche annesse alla riduzione di superficie boschiva sono le seguenti: riduzione dello stoccaggio di anidride carbonica; riduzione della biodiversità animale e vegetale, aumento di ruscellamento ed erosione; perdita di suolo (anche il suolo è una risorsa importantissima e delicata, con tempi di rigenerazione dell’ordine dei millenni). Per gestione forestale sostenibile si intende “la gestione e l’uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e a un tasso di utilizzo che consentano di mantenerne la biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e nel futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi”.
La certificazione forestale
La certificazione delle foreste si sviluppa su due livelli: uno è quello della marchiatura di legname e fibre, poi vendute come materiali di lavorazione. Il secondo livello è chiamato “catena di custodia” e si riferisce al mantenimento del marchio di certificazione fino al prodotto finito come oggetto di consumo. In questo caso il consumatore è essere consapevole che il prodotto acquistato deriva da materie prime ottenute in modo da avere un impatto ambientale minimo.
Sono possibili tre tipi di certificazione forestale che le aziende possono adottare su base volontaria (infatti non sono obbligatorie per poter accedere al mercato):
– norma ISO14001
– FSC (Forest Stewardship Council)
– PEFC (Programme for the Endorsement of forest certification schemes).
Chi si occupa delle certificazioni forestali?
Ditte di utilizzazioni boschive, consorzi o organizzazioni commerciali di prodotti legnosi possono utilizzare anche altre certificazioni ma le uniche che garantiscono dettaglio sulla garanzia di origine legale e sostenibile anche del legno per l’edilizia sono FSC e PEFC. I simboli che raffigurano queste due organizzazioni che si occupano di certificare sono ben conosciuti e risaltano subito all’occhio, permettendo una veloce considerazione sull’impatto del materiale che si sta acquistando. La certificazione non riguarda solo il legno e le fibre da esso derivate ma anche altri prodotti come frutti di bosco, miele, gomme, resine, funghi e sughero.
Dove troviamo le certificazioni forestali?
Altra ONG nel campo della certificazione forestale è Rainforest Alliance, che si occupa dei prodotti che derivano da attività collegate alle risorse delle foreste pluviali. Ad esempio, troviamo questa certificazione in alcune aziende di distribuzione di frutta tropicale. Questo dovrebbe garantire che sono prodotti che derivano da coltivazioni che non causano deforestazione o non in maniera particolarmente aggressiva. Oltre a criteri di rispetto ambientale, vi sono anche criteri di rispetto sociale che vertono sulla tutela dei lavoratori contro le discriminazioni, salari minimi, orari massimi di lavoro, libertà sindacale e divieto di lavoro forzato.



A giugno del 2016 la superficie forestale certificata da FSC è di circa 190 milioni di ettari distribuiti in 81 paesi e le aziende coinvolte nella catena di custodia circa 30 000. Per le proprietà forestali di piccole dimensioni è considerata più adeguato il sistema PEFC che in Italia, a dicembre 2015, conta una superficie certificata di circa 824 000 ettari, ovvero l’8% dei boschi italiani.
La speranza è che le foreste gestite da enti dotati di certificazione possa continuare ad aumentare. In questo modo si può consentire una sempre più armoniosa convivenza tra l’uomo e l’ambiente boschivo, senza compromettere i cicli della natura, necessarie da rispettare per la nostra stessa sopravvivenza.
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