Dati, cause e soluzioni riguardanti la lenta estinzione delle api. Insieme ad altri insetti, sono ormai coinvolte in quella che viene definita la sesta estinzione di massa



Mentre qui abbiamo parlato delle caratteristiche delle api e della loro funzione, in questo articolo verrà dato un quadro completo a un fenomeno che ne compromette la sopravvivenza: l’estinzione.
Con 10.000 api morte nel comune veneto di Musile, precedenti morie nell’Alessandrino e quasi due milioni di firme in Baviera per un referendum che chiede di salvare le api, ci sono tutti gli elementi per tenere alta l’attenzione e chiedere interventi più duri verso l’utilizzo dei pesticidi.
Cosa sta succedendo
Cosa sta succedendo? L’uomo sta – con molta probabilità – avviando la sesta estinzione di massa a causa del suo comportamento poco sostenibile. Tra le vittime, oltre ai ben noti mammiferi terresti e marini e agli anfibi, abbiamo anche gli insetti per cui si presentano dati allarmanti. Circa «un terzo sono in calo; farfalle e falene sono diminuite del 35%; per api e coleotteri va anche peggio». In questa situazione si sta perdendo la diversità genetica delle piante e così anche del cibo poiché «il 75% delle colture alimentari mondiali dipende dagli impollinatori» (Pievani T., 2015).



Come riconoscere la moria delle api? Che cosa indica?
Le nostre amiche api, oltre a essere il motore del pianeta, sono impeccabili bioindicatori dell’inquinamento ambientale. Tra le cause principali della morte delle api ritroviamo l’impiego massiccio di pesticidi non specie-specifici in agricoltura, la riduzione dell’habitat e il cambiamento climatico.
Gli apicoltori normalmente riconoscono il malessere delle api basandosi su sintomi specifici. Tra questi le convulsioni che compromettono la capacità di volare e di orientarsi, bottinatrici ritrovate moribonde con polline sulle zampe. Le caratteristiche elencate sono principalmente riconducibili all’avvelenamento. Purtroppo è proprio dalla loro morte (o quasi) che le api sono in grado di indicare il danno inquinante ambientale attraverso due segnali:
- Indicatore diretto: l’alta mortalità nel caso dei pesticidi (ovvero quando gli individui vengono direttamente investiti dalla sostanza in campo, mentre visitavano i fiori, e dunque muoiono sul posto o durante il loro volo di ritorno, mentre altre api colpite soltanto marginalmente muoiono all’interno dell’alveare);
- Indicatore indiretto: attraverso i residui che si possono riscontrare sui loro corpi o nei prodotti dell’alveare (antiparassitari e di altri agenti inquinanti), rilevati tramite analisi di laboratorio.
È così possibile ottenere diversi dati: il livello di mortalità settimanale, i principi attivi responsabili dell’apicidio, i periodi e le zone ad alto rischio, le colture trattate e gli errori degli agricoltori nella gestione fitoiatrica.



Quale futuro per le api? Tra cause e soluzioni
Monsanto probabilmente sarà conosciuto a molti. Dopo lo scandalo sul glifosato la multinazionale è stata rilevata dalla Bayer. L’azienda ha recentemente lanciato sul mercato il nuovo pesticida Sivanto, che almeno apparentemente è “autorizzato su una ampia gamma di colture e parassiti, nel rispetto di api, bombi e altri insetti utili” (sito Bayer). Tuttavia, un recente studio del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università della California San Diego (pubblicato il 10 aprile 2019 sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B) afferma come in realtà questo nuovo pesticida sia tutt’altro che innocuo: in relazione alla stagione, all’età degli insetti e in combinazione con un comune fungicida può compromettere la loro sopravvivenza.
Siamo dunque di fronte ad un altro fattore che evidenzia come sia complessa la valutazione delle sostanze chimiche utilizzate in agricoltura. Il cosiddetto “effetto cocktail“, che si viene a creare quando più variabili si mischiano rendendo potenziale molto pericolose alcune sostanze. Anche questa è infatti un’altra delle cause della morte degli impollinatori.



Cosa possiamo fare per migliorare la situazione?
Come sempre in questi casi, le nostre azioni di consumo impattano enormemente. Per limitare la morte delle api possiamo:
- acquistare frutta e verdura coltivata e trasportata con metodi ecosostenibili;
- coltivare nel nostro giardino o sul balcone piante e fiori “amici delle api”, come girasole, malva, calendula, tulipani, rosmarino e timo.
Inoltre, in quanto cittadini, possiamo far valere la nostra parola attraverso il voto e le petizioni esattamente come hanno fatto in Baviera.
«Se le api fossero grandi come mucche, saremmo spaventati dai milioni di carcasse nei campi. Invece sono piccole e chi denuncia il problema fa fatica a dimostrarne la portata».



FONTI
- http://www.educarsialfuturo.it/pdf/leapi.pdf
- https://www.researchgate.net/profile/Laura_Bortolotti/publication/266088136_Salute_delle_api_analisi_dei_fattori_di_rischio_Il_progetto_Apenet/links/54253fdf0cf26120b7ac83ee.pdf
- http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/wp-content/uploads/2019/01/la-sesta-estinzione-di-massa_1506337603.pdf
- https://www.nytimes.com/2018/11/27/magazine/insect-apocalypse.html
- https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rspb.2019.0433#d3e760
- (Pievani T., La Sesta Estinzione di Massa, Ambiente Rischio Comunicazione, 10 novembre 2015)
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