A marzo 2019 l’Unione Europea ha approvato la direttiva per mettere affrontare l’inquinamento causato dalla plastica
Entrai in un locale e, alla domanda se adottassero politiche senza plastica, mi risposero affermativamente. Eppure mi servirono da bere mettendo una cannuccia nel bicchiere. La risposta più frequente che capita di sentire come motivazione per questo gesto che sembra incongruente è “stiamo finendo le scorte”. Con Biomaterra, insieme a Marevivo Varese, abbiamo iniziato questo percorso per approfondire il tema dell’inquinamento causato dalle plastiche e per conoscere la legislazione e le normative europee emanate per tentare di arginare questo problema ed invertire la rotta.



Cosa è cambiato?
Il problema dell’inquinamento da plastiche è noto da tempo, ma, in alcuni casi, i tempi politici sono sempre abbastanza lenti a rispondere a temi di questo genere. Infatti, solo il 28 marzo 2019 l’Unione Europea ha approvato con 521 voti a favore (63 contro e 34 astenuti) il bando della plastica monouso. La volontà di questa decisione è quella di tentare di ridurre l’incidenza dei prodotti plastici monouso sull’ambiente: l’80% dei rifiuti abbandonati – soprattutto in mare – è rappresentato da plastica (di cui la metà monouso e quella impiegata da pesca il 27%).
Nel mirino compaiono prodotti come cotton fioc, attrezzi da pesca, palloncini, piatti e posate di plastica e molti altri: è compresa “un’ampia gamma di prodotti di consumo frequente e rapido che sono gettati una volta usati, raramente sono riciclati e tendono quindi a diventare immondizia”. Ma c’è ancora molto da fare, come ad esempio far rientrare in questi prodotti anche i bicchieri di plastica. Inoltre, alcuni prodotti potranno essere comunque utilizzati. Ne sono un esempio le bottiglie di plastica realizzate con il 25% di materiale riciclato. Quindi, appare evidente come, nonostante le restrizioni commerciali, ogni singolo cittadino è chiamato a fare scelte responsabili ed ecosostenibile. Insomma, bisogna entrare nell’ottica che il cambiamento è ora, non domani (anche se le nuove scoperte possono aiutare).



Motivi e obiettivi
Leggendo la direttiva, si capiscono le motivazioni che hanno spinto ad intervenire. Infatti, la Commissione Europea mette “nero su bianco” che “il quantitativo dei rifiuti di plastica nell’ambiente marino e oceanico è in aumento, a discapito degli ecosistemi, della biodiversità nonché, potenzialmente, della salute umana, ed è causa di diffuse preoccupazioni. Allo stesso tempo, materiale prezioso che potrebbe essere reintrodotto nell’economia va sprecato una volta disperso nell’ambiente”.
Il pericolo per le specie marine e per la salute umana sono ben concreti e riconosciuti: “Residui di plastica sono ormai presenti in molte specie marine: tartarughe marine, foche, balene, uccelli e in diverse specie di pesci e crostacei, e penetrano così nella catena alimentare. Oltre a danneggiare l’ambiente e potenzialmente la salute umana, i rifiuti di plastica nell’ambiente marino provocano danni ad attività come il turismo, la pesca e il trasporto marittimo”.



REACH, microplastiche ed economia circolare
Nella direttiva si parla anche di microplastiche. La strategia di gestione di queste ultime è già prevista in quella sulla plastica. Partendo da restrizioni fatte tramite REACH (per la microplastica deliberatamente aggiunta ai prodotti e per la plastica oxo-degradabile) e da misure relative a quelle derivanti da altre fonti, come pneumatici, tessuti e pellet di plastica.
Nel testo si intuisce anche una certa progettualità proiettata in tempi un po’ più lunghi: “L’iniziativa va inserita nel più ampio contesto della transizione verso un’economia circolare. Essa sosterrà soluzioni innovative per nuovi modelli imprenditoriali, alternative multiuso e prodotti monouso alternativi”. Queste sono le prime premesse per affrontare il discorso di cosa sta cambiando nella legislazione nei confronti della produzione, utilizzo e riciclo delle plastiche.
In altri articoli parleremo più nel dettaglio del tema delle plastiche in ambiente, come ad esempio le azioni proposte dal Parlamento Europeo e dal Consiglio, le conseguenze nei vari comparti, sulla flora e sulla fauna. Infine, vi presenteremo quelle realtà che abbiamo conosciuto e che credono davvero in quello che fanno per essere più sostenibili.
Fonti:
- direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente
- ilPost.it
- nationalgeographic.it
- theoceancleanup.com
- europa.eu
- theworldin.com



Divulgatore, dottore in Scienze dell’Ambiente e della Natura, guida naturalistica ed escursionistica del Parco del Ticino e chissà cos’altro ancora. La passione per le meraviglie dell’ambiente mi hanno condotto a descrivere, narrare e salvaguardare ciò che ci circonda.
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