“Dove meno te lo aspetti” è il titolo del progetto sul monitoraggio della biodiversità portuale genovese, presentato dai biologi marini dell’Università di Genova. Il progetto è finanziato dalla Fondazione Acquario di Genova Onlus ed ha permesso di riscoprire il Porto di Genova, fonte di biodiversità marina.



Ottenere per la primissima volta nel porto dati sul funzionamento degli ecosistemi bentonici di superficie è l’obiettivo del progetto genovese chiamato “Dove meno te lo aspetti”. Organismi marini, quelli bentonici, che passano tutta o gran parte della loro vita in stretta relazione con il fondale marino. L’aspetto interessante è che questi organismi in porto li possiamo trovare in acque molto basse, a circa 30 centimetri anzichè nei fondali profondi. Questo rende peculiare la biodiversità portuale genovese, studiata dai biologi marini dell’Università di Genova.
Il porto di Genova e gli ecosistemi portuali
Il progetto si sta realizzando in uno dei più importanti bacini portuali del Mediterraneo: il Porto di Genova. Questo è un ottimo laboratorio a cielo aperto dove poter studiare la biodiversità marina.
Se ne sono accorti i biologi marini che definiscono l’ecosistema «estremamente particolare da un punto di vista ecologico». L’ambiente portuale è differente dagli altri habitat presenti in mare aperto. L’elevato carico organico, la pressione antropica e le improvvise variazioni dei diversi parametri ambientali sono alcune delle tipiche caratteristiche di tale ambiente. In particolar modo, tra le popolazioni bentoniche possiamo trovare gli organismi filtratori, che sono maggiormente adattati alle condizioni ambientali del porto.



Le comunità bentoniche autoctone e “aliene”
Una biodiversità portuale caratterizzata da specie bentoniche autoctone, tipicamente mediterranee, e “aliene”, introdotte accidentalmente in Mediterraneo. L’introduzione di queste ultime è causato proprio dai tipici meccanismi di un porto internazionale: il traffico portuale, l‘acqua di zavorra o il fouling sugli scafi. Con il termine fouling indichiamo la crescita di molluschi, spugne o alghe in questo caso non specifiche del mar Mediterraneo. Tali specie le possiamo osservare sulle carene di barche o delle navi, che ne la loro corrosione.
Per studiare la biodiversità del porto e i suoi adattamenti vengono effettuate delle analisi particolari. Un esempio è la relazione tra l’abbondanza, la fertilità, lo stato di salute con i valori chimico – fisici dell’acqua portuale.



I campionamenti fotografici effettuati
Un’aspetto importante sono le fotografie: con queste possiamo valutare i cambiamenti delle comunità. Per la specie Leptogorgia sarmentosa si analisi di taglia, frequenza e valutazione dello stato di salute mediante appropriati bioindicatori. Questa gorgonia è capace di sopportare e di svilupparsi in notevoli materiali in sospensione, una caratteristica tipica dell’ambiente portuale. Tale specie è considerata una delle popolazioni di gorgonie più superficiali al mondo. Per le variazioni chimico-fisiche dell’acqua, sono stati raccolti numerosi dati tramite apposite sonde oceanografiche ogni mese, settimana o di continuo. In particolari, hanno analizzato le variazioni di temperatura, salinità, ossigeno disciolto, torbidità e clorofilla. Quest’ultima, è un ottimo indicatore della produttività organica dei sistemi di estuario e costieri.
Una “passeggiata naturalistica” nel Porto di Genova
In definitiva grazie al progetto “Dove meno te lo aspetti” è stato possibile sottolineare l’importanza del porto di Genova, ricco di biodiversità al contrario di come si potrebbe pensare. Una comunità portuale ricchissima che vede protagonisti specie di gorgonie, alghe, balani, patelle, idroidi, policheti, ascidie, briozoi e moltissime altre specie. Una biodiversità marina importantissima, dalla quale dipende un grande senso di conservazione. Per renderla tale, i biologi marini dell’Università di Genova organizzano in occasione del Festival del Mare, una “passeggiata naturalistica” nel Porto di Genova. Questo consente di accorgersi della ricchezza di fauna e flora e dell’importante ruolo che svolgono in ambiente portuale.






Fonti
Un ringraziamento va a Giorgio Marino, studente di Biologia ed Ecologia Marina all’Università di Genova e assegnista del progetto “Dove meno te lo aspetti”, per aver scattato le fotografie e reso possibile la scrittura di questo articolo.
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