Da millenni la pesca risulta essere un’attività di sostentamento fondamentale per tutte quelle popolazioni che si affacciano su uno specchio d’acqua. Nonostante il continuo progredire delle tecnologie impiegate, resta un inseparabile lato oscuro collegato ad essa: il bycatch.
La pesca è un’attività che sfrutta le risorse ittiche disponibili per diversi scopi, commerciali o puramente ricreativi. Essa si divide in pesca commerciale e pesca ricreativa/sportiva. Se queste ultime due categorie sono abbastanza scarne in termini di studi e dati a riguardo, la prima è sicuramente quella più monitorata da enti di ricerca come Università, organi statali (ISPRA) ed organizzazioni intergovernative (FAO), soprattutto perché la pesca commerciale ha come scopo la cattura di certe specie ittiche al fine di commercializzarle.
Il pescatore professionista ha quindi delle specie bersaglio da ricercare durante la sua attività e sfrutta attrezzi da pesca adatti alla ricerca di quelli che sono i target prefissati. Tuttavia, una delle problematiche più gravi della pesca commerciale è il cosiddetto bycatch.
Alcune definizioni
Le definizioni che accompagnano questo termine sono numerose. McCraughran, nel 1992, definì il bycatch come «la parte della cattura che non viene direttamente mirata dal pescatore e che è composta dalle specie scartate e da quelle catturate accidentalmente». Nel 2003, il Nordic Council of Ministers (NCM) stabilisce che il fenomeno non è riferito alla parte di cattura trattenuta sull’imbarcazione, bensì a quella che viene gettata nuovamente in mare facendo coincidere la definizione di scarto e di bycatch.
Infine, Keller nel 2005 definì il bycatch come «la cattura totale di organismi non target». In questa definizione, lo scarto non è parte del bycatch, perché anche gli esemplari di specie target possono essere scartati in quanto sotto taglia, troppo danneggiati o che non rispettano gli standard di pesca. All’interno della categoria scarti si adducono anche tutti quegli organismi assolutamente privi di valore commerciale. È l’esempio di stelle marine e di gorgonie, oltre alla parte di detriti, conchiglie e residui antropici.
Cosa si intende per bycatch?
In generale, il bycatch può essere inteso come la cattura accidentale di specie che non rappresentano il principale obiettivo dell’attività di pesca. Anche se all’interno di esso si possono trovare specie commerciali, vengono pescate anche specie appartenenti a categorie protette e non vendibili. Un esempio è la tartaruga Caretta caretta, oppure molti squali, mammiferi marini, uccelli e pesci come il pesce luna (Mola mola). Molti di questi organismi restano vittime dei dispositivi di pesca poiché vi rimangono intrappolati, impigliati o allamati.
Un po’ di dati
Stando a quanto riportato dal WWF, circa il 40% del pescato globale risulta essere catturato in maniera non intenzionale. All’interno di questo numero, si trovano tonnellate di organismi scartati. Ad esempio, le tartarughe marine possono rimanere impigliate nelle reti utilizzate per la pesca, nelle reti abbandonate, possono rimanere intrappolate nei sacchi delle reti a strascico, o ancora allamate ai braccioli dei palangari. Circa 250.000 di loro rimangono uccise annualmente.
Molti squali restano accidentalmente allamati ai braccioli del palangaro o impigliati nelle maglie delle reti. All’interno delle reti possono restare intrappolati cetacei di vario tipo: delfini, balenottere, capodogli. Circa 300.000 di loro non torneranno più a sfiatare in superficie. Altrettanti uccelli marini non torneranno ai loro nidi perché vittime degli ami da cui cercavano di prendere al volo le esche in superficie.
Cosa succede se si cattura una specie bycatch?
La morte che sopraggiunge a causa del bycatch è spesso una triste agonia. Tra le cause si hanno:
- lesioni fisiche esterne: perdita di pinne a causa di necrosi estesa;
- lesioni fisiche interne: filo di palangaro ingerito insieme all’amo che danneggiano le viscere dell’animale;
- stress generale.
Tuttavia, quando arrivano a bordo miracolosamente vivi, questi organismi possano tirare un sospiro di sollievo: se non uccise direttamente, molte tartarughe sono rigettate in acqua con l’amo o il bracciolo del palangaro ancora in gola. Invece, a molti squali vengono mozzate le pinne e poi rigettati in acqua: si tratta del finning.
Purtroppo, il bycatch è l’inseparabile ombra di tutte le attività ittiche ed è estremamente più evidente in zone di mare dove la multispecificità è elevata.
La speranza sta nel progresso: la comunità scientifica sta cercando di ridurre questo fenomeno. Infatti, grazie anche alla collaborazione di volenterosi pescatori professionisti, i ricercatori stanno progettando, costruendo e testando diverse soluzioni che hanno dimostrato ottimi e incoraggianti risultati durante le attività di pesca.
Siti e informazioni utili:
- https://www.fishforward.eu/it/project/by-catch/
- https://www.facebook.com/filicudiwildlifeconservation/videos/1520162304734674
- Elementi di biologia della pesca. Giovanni Bombace & Alessandro Lucchetti. Edagricole edizioni.
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