Anche il suono della natura può diventare un’opera d’arte: il progetto di sound art ideato da Claudia Ferretti raccontato in un’intervista
Ascoltare il suono della natura può suscitare in noi tantissime emozioni. Il fruscio delle foglie, il rumore di una cascata o il frangersi delle onde sugli scogli sono tutti esempi che ci riportano alla mente le bellezze della natura.
E se potessimo utilizzare questi suoni per trasformarli in opere d’arte? Proprio così nasce il progetto di Claudia Ferretti Isonde, che si definisce così:
“Musicista, sensorialista e songwriter, esploro e creo paesaggi sonori per raccontare il mondo attraverso il suono. Stimolo all’ascolto me stessa e le persone che svolgono percorsi insieme a me perché credo fermamente che sviluppare l’attenzione verso la percezione amplifichi le possibilità di incontrare la bellezza del mondo e quindi riconoscerla, diffonderla e tutelarla. In ogni mia opera voglio trasmettere la passione per l’ascolto e la cura della bellezza del mondo.”
Ecco una breve intervista sul progetto di Claudia.
Come è nata questa tua passione verso il mondo del suono?
Da bambina, in una stupenda e selvaggia valle tra i monti bresciani, lungo la strada che portava verso una casetta in cui trascorrevo le mie estati, io, mia mamma e mia sorella cantavamo per fare rumore e impaurire così le vipere. Creavamo armonizzazioni e canoni, controcanti e unisoni. Amavo quelle passeggiate e quella casa in cui non avevamo né acqua corrente, né elettricità. Ho iniziato così a stimolare la mia musicalità.
Crescendo, ho coltivato questa passione e ho dato vita al un progetto di songwriter tutt’ora attivo, Claudia Is On The Sofa, pubblicando due album e svolgendo concerti in tutta Italia e in Europa.
Il canto e la ricerca del suono della voce naturale mi ha portato così all’ascolto dei suoni dentro e fuori me. Ho iniziato così a raccogliere i suoni del mondo e a creare con essi delle opere di Sound art.



lago di Misurina, Trentino, luogo in cui Claudia spesso svolge le sue attività
Come si può “scoprire il mondo attraverso il suono”?
È stimolante andare a caccia di suoni: mi fa vivere gli ambienti che esploro in modo più consapevole. Il suono richiede tempo per esprimersi (senza una durata rilevabile all’udito il suono scomparirebbe troppo velocemente e per noi non esisterebbe). Per catturare i suoni è quindi necessario muoversi lentamente, stare anche immobili, attendere silenziosamente. Bisogna prestare attenzione e lasciarsi stupire da ciò che può accadere in ogni momento. Lasciarsi sorprendere dai singoli suoni o dalle composizioni complesse che creano.
Il paesaggio sonoro attorno a noi cambia, alcuni suoni si estinguono e altri nascono, e con loro oggetti, usanze, ecosistemi. Per questo bisogna conoscerlo, farne esperienza e comprenderne la complessità e chiedersi: quali sono i suoni che desideriamo conservare, privilegiare, moltiplicare e quali eliminare? Bisogna fare esperienza della bellezza per poterla tutelare e moltiplicare.
Tutti possiamo farlo. Durante le sound walks, le passeggiate di ascolto che organizzo, faccio scoprire proprio questo attraverso semplici e divertenti esercizi ed esperienze acustiche.
Cosa racconti nelle tue opere?
In questo momento in particolare sto promuovendo l’opera Point of no return: un’opera di sound art creata nel 2019, prima che la pandemia rendesse evidente gli effetti dell’attività umana sull’ecosistema in cui racconto il cambiamento climatico attraverso il suono. Point of no return è un viaggio attraverso suoni ambientali e concreti che si dispiegano dall’oggi, il punto di non ritorno climatico, e si muovono fino all’origine dell’uomo e dell’universo. È un percorso dal mondo esterno all’interiorità sino all’origine della vita stessa.
Provare per credere ascoltando qui: Point of no return
Come si uniscono suono e scienza?
Io non sono certamente né la prima né l’ultima a fare tutto questo, anzi vi è una lunga tradizione in merito, sia in campo artistico, sia in campo scientifico. Esiste una lunga tradizione di studi dell’ambiente a partire dal suono: importantissima è ad esempio tutta l’opera di R. Murray Schaffer, che ha scritto il libro culto per tutti gli appassionati “The tuning of the world” (1977), poi tradotto in italiano col titolo “il paesaggio sonoro”, ovvero “soundscape”. Schaffer fa un’analisi approfondita dei tratti e della storia del paesaggio sonoro, crea le basi per la ricerca e svolge divulgazione all’ascolto del mondo. Da allora si è fatta molta strada, oggi vi sono ricercatori che osservano la biodiversità nascosta delle foreste equatoriali registrandone le “voci” come David Monacchi e persino stazioni ingegneristiche come il LIGO che attraverso “il suono” (per semplificare un po’) delle onde gravitazionali scoprono le caratteristiche dell’universo.
Quanto è importante la percezione?
Sono professionista in analisi sensoriale e quindi studio il fenomeno della percezione. I sensi sono le nostre porte verso il mondo, i canali attraverso i quali entriamo in contatto con esso, ricavando le informazioni indispensabili per agire poi attraverso adeguate risposte. Lo stimolo che giunge ai nostri organi di senso dal mondo esterno è energia, che poi viene trasdotta dalle cellule sensoriali deputate per raggiungere il nostro cervello. È qui che avviene la percezione. Qui il segnale viene elaborato per dare delle risposte. Qui i segnali acustici acquisiscono un senso e vengono connessi con altre informazioni dando vita a fenomeni psicoacustici. Prendere consapevolezza del funzionamento dei propri sensi e del proprio cervello, sperimentarne la potenza e i limiti permette di migliorare la qualità della propria vita; prendersi cura della percezione significa prendersi cura del nostro rapporto con il mondo.
In che modo vengono ripresi i suoni ambientali e come sono realizzate le tue opere?
La tecnica della registrazione dei suoni ambientali si chiama field recording. Esistono strumentazioni molto elaborate e persino microfoni che fanno scoprire il mondo sonoro sottomarino. Per chi si appassiona a questa pratica si apre un mondo infinito di possibilità tutte da scoprire… è una strada senza ritorno! Io utilizzo un semplice registratore ambientale portatile. L’ho sempre con me. Le tracce catturate vengono poi rielaborate con una Digital Audio Workstation, eliminando le frequenze indesiderate e che creano disturbo. In seguito le combino, le modulo, le utilizzo come suoni concreti, vi compongo delle musiche o degli ambienti sonori che poi utilizzo per dar vita a installazioni, colonne sonore, opere on line o “dal vero” per fiere, mostre ed eventi.
Durante la composizione è il suono a guidare le mie idee, è lui che dice quale storia raccontare.



Claudia Ferretti alle prese con la registrazione dei suoni della natura
Dove è possibile ascoltare le tue opere dal vivo?
Porto con concerti la musica del mio progetto cantautorale Claudia Is On The Sofa per l’Italia e in Europa. Al momento la si può ascoltare su Bandcamp o Spotify. Ho poi svolto concerti site specific per gallerie, teatri, musei e luoghi speciali come cave abbandonate in particolare col progetto Alamye con il musicista Elia Piana ai sintetizzatori modulari. Ho quindi portato installazioni di sound art presso eventi, serate tematiche e gallerie (dal vero e anche in streaming).
Amo dare vita a opere sonore create all’interno di progetti con artisti, enti e realtà che desiderano dare voce alle proprie opere artistiche, ai propri luoghi, alla propria storia. Insieme al bravissimo musicista ed amico Alessandro Pedretti ho per esempio sonorizzato l’installazione dell’artista Stefano Ogliari Badessi a Orticolario Como. Pensa che bello sarebbe dare musica e arte sonora alle voci del mondo marino per esempio. Potete ascoltare le mie opere anche sui miei canali: Bandcamp e Youtube.
Assieme a Claudia abbiamo registrato un podcast in cui parliamo del suo progetto. Potete ascoltarlo qui:
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