La COP26 di Glasgow riconferma gli Accordi di Parigi. I Paesi partecipanti cercano un’intesa per affrontare i cambiamenti climatici.
L’uomo è affetto da “procrastinazione cronica”. Lo sta dimostrando la COP26 di Glasgow. Siamo di fronte a una crisi ambientale i cui effetti sempre più estremi provocano danni alle infrastrutture, devastano le città, uccidono persone… e sappiamo quale è la causa scatenante di tutto questo.
Eppure, riusciamo (scrivo al plurale perché è un tema che riguarda tutti) a ottenere solo quelli che possono essere in tutto e per tutto definiti come “buoni propositi”. Infatti, gli accordi della COP 26 non sono vincolanti, ma rappresentano la volontà dei Paesi partecipanti di andare in una determinata direzione per affrontare i cambiamenti climatici. Ma non si può vivere di sole “buone intenzioni”.
Rimanere sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale
Vediamo insieme le linee generali della bozza presentata alla COP26. L’indirizzo principale è quello di rimanere sotto 1,5° di riscaldamento globale dai livelli pre-industriali. Questo era l’obiettivo più ambizioso degli Accordi di Parigi, avvenuti nel 2015. I temi affrontati a Glasgow sono stati oggetto di discussione anche durante la Pre COP26.
Si aggiunge poi l’intenzione di tagliare entro il 2030 almeno il 45% dell’anidride carbonica immessa in atmosfera rispetto al 2010. Lo scopo è quello di arrivare a zero emissioni nette di CO2 per la metà del secolo: i Paesi del G20 entro il 2050, tranne Cina e Russia che hanno stabilito il 2060 e l’India il 2070.
Cento miliardi di dollari
Se da un lato è stato riconosciuto il ruolo chiave dei giovani, delle donne e delle comunità indigene nella lotta al cambiamento climatico, dall’altro è stata tolta la scadenza fissata per il 2030 entro la quale istituire il fondo da 100 miliardi di dollari.
Tuttavia, il punto inerente al fondo non scompare totalmente dagli impegni presi dai Paesi, i quali sono sollecitati a sviluppare e deliberare liberamente su questo specifico argomento. Il fondo ha lo scopo di sostenere economicamente i Paesi in via di sviluppo affinché mettano in atto politiche utili per affrontare la crisi climatica.
Nel concreto?
Fino al pomeriggio di venerdì 12 novembre 2021 i paragrafi del Rulebook (le linee guida da applicare per far fronte alla crisi climatica) e della trasparenza erano ancora vuoti. Questi sono i punti chiave della COP26 e permettono di stilare le regole che si vogliono applicare per mantenere gli Accordi di Parigi e le modalità con cui comunicare i traguardi raggiunti.
Lord Nicholas Stern, economista e pioniere della denuncia del global warming, nonché autore del Rapporto Stern sui cambiamenti climatici (2006), ha affermato che il documento fino ad ora presentato permette di compiere dei passi in avanti rispetto al passato, ma ancora non è sufficiente per garantire il raggiungimento degli obiettivi parigini. La conferma sulle azioni concrete da applicare sembra quindi essere demandata alla COP27 in Egitto.
Il caso delle auto alla COP26
Un altro tema chiave da affrontare è quello delle auto elettriche. I Paesi maggiormente coinvolti nella produzione di auto sono in disaccordo sul tema del passaggio totale ai veicoli elettrici. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha giustificato questa posizione affermando che sono necessarie anche altre soluzioni sostenibili alternative al di fuori dell’elettrico. Per sciogliere questo nodo, i Paesi in disaccordo hanno proposto di incentivare la ricerca su altre fonti energetiche sostenibili. Non è esclusa l’ipotesi dell’idrogeno.
Verso la decarbonizzazione e lo stop della deforestazione
Una delle novità della COP26 è la data entro la quale arrivare alla decarbonizzazione. I trattati prevedevano di dismettere le centrali a carbone entro il 2030 per i Paesi più ricchi e entro il 2040 per quelli in via di sviluppo. Inoltre, sarebbe stata interrotta subito la costruzione di nuove centrali a carbone. Nella prima bozza del documento finale si parlava di interrompere i sussidi pubblici per l’utilizzo dei combustibili fossili e della necessità di non utilizzare il carbone.
Nella seconda bozza questo paragrafo è stato modificato, dal momento che ha scatenato discussioni e disaccordi. Alla fine, saranno “i sussidi inefficienti” ad essere interrotti. Inoltre, più di cento Paesi hanno preso l’impegno di interrompere entro il 2030 le attività antropiche che causano la deforestazione.
I negoziati sono andati avanti anche nel fine settimana del 13 e 14 novembre 2021 (la COP26 si sarebbe dovuta concludere il 12 novembre). Le notizie che trapelano dagli organi di stampa non sono positive e si parla di un accordo “annacquato”.
Immagini tratte da https://www.governo.it/en/media/cop-26-world-leaders-summit/18446.
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