Le microplastiche sono capaci di interagire con le microalghe. Un altro pericolo per la biodiversità e la salute degli ecosistemi.
La superficie del nostro pianeta è coperta per la maggior parte da acqua, circa il 70%. Come ben sappiamo, oggi il crescente inquinamento causato dalla diffusione di materiali plastici su scala globale minaccia gli ecosistemi acquatici. I processi che agiscono sui materiali dispersi nell’ambiente sono spesso invisibili ai nostri occhi. Nell’acqua, infatti, i destini di plastiche e microalghe si intrecciano delineando uno scenario tutt’altro che positivo.
La plastica e l’ambiente acquatico
Prodotti in enormi quantità per soddisfare i nostri bisogni, versatili, economici e resistenti, i materiali plastici hanno portato immensi benefici nella nostra quotidianità. Il naturale deterioramento a cui sono sottoposti gli oggetti, assieme alla dispersione incontrollata di rifiuti nell’ambiente, sono le principali cause della presenza di microparticelle di plastica nell’ambiente.
Con il termine microplastiche si identificano i materiali di dimensioni inferiori a 5 mm: possono originarsi dalla disgregazione di oggetti di dimensioni maggiori o essere disperse in seguito all’utilizzo di prodotti che le contengono.


Il fitoplancton
Il fitoplancton rappresenta l’insieme di tutti i microrganismi acquatici che compiono la fotosintesi. Tra questi organismi ci sono le microalghe che utilizzano l’energia solare per la loro crescita e producono, allo stesso tempo, ossigeno. Infatti, non sono solo gli alberi sulla terraferma ad arricchire l’aria, ma anche le microalghe, prime e principali produttrici di ossigeno.
Vivono libere nelle acque o crescono su sostegni come rocce e legni. Così come l’erba e le piante per gli animali terrestri, alla base della catena alimentare le microalghe sono il nutrimento principale per gli animali acquatici. Sempre più ricercatori sono al lavoro per spiegare in che modo la plastica e le microalghe possano influenzarsi reciprocamente.
Quando i nutrienti diventano pericolosi
L’alimentazione è la via principale attraverso cui le microplastiche entrano in contatto con gli animali acquatici. La plastica dispersa nelle acque si sostituisce ai materiali naturali e viene utilizzata dalle microalghe come base su cui crescere e svilupparsi. In questo modo, si crea un sottile strato di microrganismi che maschera i frammenti più piccoli e li rende ancor più pericolosi per l’ingestione accidentale.
Effetti sulla degradazione, distribuzione delle microplastiche e sulla crescita delle microalghe
Con il termine plastisfera vengono indicati i numerosissimi piccoli organismi, sia vegetali sia animali, di dimensioni dell’ordine dei micrometri che possono svilupparsi sui materiali plastici. La presenza di questi microrganismi da un lato può influenzare la velocità di degradazione dei materiali e dall’altro può variare la distribuzione all’interno degli ecosistemi. I microrganismi crescendo sulla superficie, possono in parte proteggere la plastica dall’azione degli agenti naturali, come la radiazione solare, rallentandone il processo di degradazione.
In base alla quantità di microrganismi che crescono attaccati può variare anche il peso dell’aggregato microplastica-microalghe, trasformando la plastica da materiale galleggiante a oggetto che precipita verso i fondali. Le correnti, infine, possono trasportare microplastiche e organismi per lunghissime distanze, minacciando in questo modo gli habitat e gli ecosistemi di tutto il mondo.
Effetti tossici
Gli studi in questo campo si concentrano inoltre sugli effetti tossici che le microplastiche possono avere sulla quantità e sulla qualità delle microalghe, con risultati preoccupanti. Le microplastiche possono influenzare il processo di crescita delle microalghe, alterare i processi biologici vitali e provocare riduzioni della quantità di microalghe. Infine, l’ingestione di microplastiche da parte degli organismi mette in pericolo non solo la salute degli organismi acquatici, ma anche quella umana.
Questioni di scala
Pur trattandosi di microrganismi e di microparticelle gli effetti sono tutt’altro che trascurabili. Questo perché, pur essendo di dimensioni molto piccole, risultano essere molto abbondanti e presenti su ampia scala. La Terra è un pianeta finemente regolato e strettamente connesso, in natura niente va sprecato e tutto viene riutilizzato. È molto complicato, perciò, trovare un rimedio a questo pericoloso processo già in atto.
Tuttavia alcuni piccoli passi ci fanno ben sperare. Il mondo della ricerca è sempre più concentrato su questo tema e un piccolo aiuto è arrivato anche da una specifica normativa: in Italia dal 14 gennaio 2022 è stato vietato l’utilizzo di alcuni prodotti monouso realizzati in plastica. Ci auguriamo che questo lungo cammino si faccia sempre più ricco di scelte consapevoli e rispettose dell’ambiente.
Fonti
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