Il materiale creato con MarinaTex, ricavato con gli scarti della pesca, può essere un sostituto della plastica tradizionale.
La plastica tradizionale sta letteralmente sostituendo i pesci negli oceani. Servono nuovi materiali che prendano il suo posto negli scaffali ma senza diventare rifiuto: ecco MarinaTex, il film plastico che si origina dagli scarti della pesca e che termina nel compost di casa nostra.
Dal problema alla soluzione
Le isole di plastica, la plastica ingerita dai pesci, la plastica che intrappola tartarughe, la sabbia di plastica. Ormai non c’è persona al mondo che non abbia sentito parlare del dilemma della plastica. Ma se ormai tutti conosciamo il problema, ben poche sono le alternative che ci vengono proposte per eliminare 14 milioni di tonnellate di plastica che finiscono nell’oceano ogni anno. Ridurre l’utilizzo è un buon inizio, ma non la soluzione. Ci sono troppi oggetti e soprattutto imballaggi di cui non riusciamo più farne a meno. Serve una plastica che venga sì da fonti rinnovabili, ma che a fine vita non si trasformi in un rifiuto dannoso per l’ambiente.
Da rifiuto a risorsa
MarinaTex è una bio-plastica compostabile ideata della product designer inglese Lucy Hughes dell’ Università di Sussex come progetto per l’esame di fine anno. La giovane ideatrice, allora solo 23enne, ha individuato nei rifiuti della pesca un grandissimo potenziale per diventare ottime materie prime da cui creare la sua plastica. In particolare, le scaglie dei pesci combinate con l’agar delle alghe rosse, mostrano la resistenza e la flessibilità necessarie per creare un composto stabile e forte. Inoltre, considerando che nel mondo 50 milioni di tonnellate di pesce vengono buttate ogni anno, l’idea MartinaTex rappresenta perfettamente i principi dell’economia circolare.
Un’alternativa compostabile alle plastiche monouso
La bio-plastica del progetto MarinaTex si presenta come un foglio traslucido, resistente e flessibile allo stesso tempo. Le sue caratteristiche lo rendono un materiale ideale come packaging alimentare. Tra le varie applicazioni MarinaTex è stata utilizzata per creare bustine e come sostituto alla plastica trasparente dei sacchetti e delle box monouso che contengono panini e sandwich. Una volta esaurita la sua funzione questo film trasparente si degrada completamente nel terreno in meno di 6 settimane. Può quindi essere deposto nella compostiera di casa nostra senza che nessuna sostanza tossica venga rilasciato nel suolo. Inoltre, grazie all’elasticità delle proteine di cui è composta, questi fogli di plastica compostabili hanno dimostrato, a parità di spessore, una resistenza alla trazione pari al LDPE (Polietilene a bassa densità). Il progetto MarinaTex ci dimostra che le alternative sostenibilità non hanno nulla da invidiare ai materiali derivanti dal petrolio.
Un’idea vincente
Ci sono voluti più di 100 esperimenti diversi per definire la composizione e la procedura per originare MarinaTex. Ma la rivoluzionaria combinazione di sostenibilità e praticità ha permesso al progetto di Lucy Hughes di spiccare tra tutti gli altri candidati internazionali e vincere il James Dyson Award nel 2019. La ricercatrice negli anni successivi ha investito le 32.000 sterline vinte per sviluppare ulteriormente il prodotto e costruire una strategia di produzione a grande scala. Ad oggi i prodotti di MarinaTex sono ancora prototipi, ma si spera di vederli presto tra i banchi dei supermercati.
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