La pratica del riuso permette di risparmiare risorse naturali e limitare l’emissione di gas serra in atmosfera.
Da Henry Thoreau a Mauro Corona: sono diversi gli scrittori e pensatori che hanno posto l’attenzione su un’esistenza basata sull’essenziale e sulla pratica del riuso. Un pensiero che nell’era del consumismo guardiamo con ammirazione ma che si fa fatica a mettere in pratica. Eppure, un diverso approccio all’acquisto e utilizzo degli oggetti creati dall’uomo avrebbe notevoli ripercussioni positive sull’ambiente.
Infatti, ogni processo produttivo richiede l’utilizzo di risorse naturali, prima tra tutte l’acqua. E’ ovvio che non si può continuare a produrre all’infinito, dal momento che le risorse sono, al contrario, limitate. Una buona soluzione alternativa è la pratica del riuso.
Il problema
Perché è importante, ora più che mai, parlare di riuso e delle risorse utilizzate nei processi produttivi? Perché è necessario un cambio di rotta repentino affinché vengano adottati stili di vita sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale. Le risorse ambientali a disposizione sono limitate e un loro saggio ed equo utilizzo può solo portare dei benefici globali.
Il rischio è quello di rimanere a bocca asciutta. Infatti, il 28 luglio 2022 è l’Earth Overshoot Day, cioè il giorno in cui il mondo ha esaurito le risorse naturali che idealmente il pianeta mette a disposizione per un anno. Finire in anticipo le risorse naturali di quest’anno significa che, idealmente, si utilizzano quelle a disposizione per l’anno successivo. Si instaura così un circolo che non è affatto sostenibile nei confronti dell’ambiente. Di base, il concetto è il seguente: c’è un determinato budget (le risorse naturali) a disposizione che non bisogna sforare, altrimenti si va in perdita.
Earth overshoot day
Il calcolo dell’Earth Overshoot Day è stato elaborato dal Global Footprint Network. Quest’ultima è una realtà fondata nel 2003 negli Stati Uniti (ora ha sedi anche in Belgio e in Svizzera) come organizzazione di beneficenza senza scopo di lucro. Basandosi sulle stime calcolate sull’impronta ecologica dal centro studi, con l’attuale stile di vita medio l’umanità vive come se avesse a disposizione 1,75 Terre.
L’Italia, sempre seguendo l’attuale stile di vita, ha esaurito le risorse naturali a disposizione il 15 maggio 2022. Nello specifico, l’Italia avrebbe bisogno di 2,7 Terre rispetto a 5,1 degli Stati Uniti, 4,5 dell’Australia e 3,4 della Russia. Guardando le risorse a disposizione per ogni singolo Paese, l’Italia avrebbe bisogno di 5,3 Italie per soddisfare la domanda di natura dei propri residenti. Nella classifica elaborata basandosi su quest’ultimo calcolo, l’Italia si piazza al secondo posto dopo il Giappone con 7,9. Al terzo posto la Svizzera con 4,4.
Impronta ecologica e biocapacità
L’impronta ecologica misura quante risorse naturali abbiamo, quante ne usiamo e la capacità della Terra di rigenerarle. Quando si parla di impronta ecologica si parla anche di biocapacità. Quest’ultima è un indicatore di sostenibilità ambientale che viene applicato ad un territorio.
Nello specifico, la biocapacità valuta la produzione di risorse naturali degli ecosistemi e la loro capacità di rinnovare questi beni e di assorbire i rifiuti prodotti dalle attività dell’uomo.
Il riuso: una possibile soluzione?
Una possibile soluzione per limitare la dispersione delle risorse naturali è la pratica del riuso dei prodotti e dei materiali. Siamo pieni di oggetti che non ci servono più ma che possono avere una seconda vita diventando utili ad altre persone.
La pratica del riuso permette non solo di risparmiare risorse naturali, ma anche di ridurre la produzione di rifiuti (e i conseguenti costi – economici ed ambientali – per la loro gestione) e di minimizzare le emissioni in atmosfera di anidride carbonica generate dai processi produttivi.
Sviluppo sostenibile
La linea guida da seguire è quella dello sviluppo sostenibile fondato sull’utilizzo di risorse rinnovabili in compatibilità con gli ecosistemi. La World Commission on Environment and Development ha definito lo sviluppo sostenibile come la capacità <<di far fronte alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di far fronte alle loro necessità>>.
Tra gli obiettivi dello sviluppo sostenibile rientrano: stabilizzazione demografica della popolazione mondiale; transizione energetica verso alti livelli di efficienza da fonti rinnovabili; riduzione dell’utilizzo delle risorse per evitare l’Overshoot; transizione economica, politica ed etica verso comportamenti che non ci allontanino dalla natura.
Esistono diverse realtà imprenditoriali che si sono dedicate al riuso. Tra queste il Mercatino Franchising ha pubblicato alcuni dati sul proprio sito Internet spiegando che, nell’arco degli ultimi sei anni in Italia, con il riuso non sono state immesse in atmosfera 45mila tonnellate di gas serra. I gas serra non immessi in atmosfera provengono dagli oggetti che gli utenti rimettono in circolo evitando che siano prodotti con nuovo utilizzo di materie prime e processi che avrebbero un impatto ambientale. Il calcolo è basato sul ciclo di vita degli oggetti ed è stato elaborato durante un’indagine scientifica realizzata in collaborazione con Ecoinnovazione.
Cambiare stile di vita è difficile, ma è possibile. Serve capacità di adattamento: un’abilità che, come ci ha insegnato Darwin, è fondamentale per sopravvivere.
Fonti
- www.footprintnetwork.org
- www.mercatinousato.com
- www.biopills.net
- www.ansa.it
- Ecologia applicata (McGrawHill, 2003, di William P. Cunningham, Mary Ann Cunningham e Barbara Woodworth Saigo), pp. 339-340
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