La gestione delle specie faunistiche e floristiche è un argomento sotto molti aspetti interessante, ma altresì spesso anche molto difficile da affrontare. Sicuramente è importante parlarne e formare un’opinione al riguardo. A tale scopo, sabato 28 maggio 2015, si è svolto un convegno presso il centro parco “La Fagiana” con sede a Pontevecchio di Magenta (Parco Regionale Lombardo della Valle del Ticino) avente per tema la conservazione della biodiversità.
Il primo degli incontri si è tenuto dal professore Adriano Martinoli (Università degli Studi dell’Insubria). Il professore spiega che le specie alloctone (ovvero quelle specie non originarie della zona) rappresentano un problema per la perdita di biodiversità nel momento in cui esse diventano invasive, cioè che sono state introdotte per mano dell’uomo. Queste specie entrano in competizione con quelle locali (a svantaggio di quest’ultime) causando inoltre impatti negativi sulle risorse naturali locali (danni economici), influenza le funzioni ecosistemiche (cioè destabilizza gli “equilibri” naturali”) e danni alla salute umana (le allergie scatenate dall’introduzione dell’ambrosia ne sono un esempio).
Le introduzioni di causa antropica hanno origini antiche, infatti già gli antichi Romani avevano l’abitudine di introdurre specie a loro utili all’interno di tutte le aree dell’Impero Romano. Nonostante ciò, solo dall’Ottocento questo fattore ha avuto un incremento esponenziale fino a giungere alle conseguenze odierne.
Un altro importante fattore che causa la perdita di biodiversità è la perdita di habitat (elemento che fa riflettere sul ruolo dell’aeroporto di Malpensa il quale è inglobato nel parco regionale).
La gestione delle specie alloctone invasive è fortemente influenzata dalla percezione che noi ne abbiamo e da come i mass-media informano il grande pubblico. A pochi importa l’eradicazione di un’erbaccia infestante, ma nel momento in cui si parla di eliminare per esempio un mammifero bisogna avere a che fare con l’empatia che abbiamo nei loro confronti.
A tal proposito, il ricercatore Lucas Wauters (Università degli Studi dell’Insubria) e la dottoressa Maria Vittoria Mazzamuto hanno esposto la situazione dello scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis) che è entrato in competizione con l’autoctono scoiattolo rosso europeo (Sciurus vulgaris). Lo scoiattolo grigio vive in boschi di latifoglie ma è abituato a vivere anche in aree fortemente urbanizzate e nell’ambiente americano.
Ha avuto una co-evoluzione con altre specie di scoiattoli (mentre in Europa ne esiste originariamente una sola) che lo induce ad avere un comportamento competitivo a scapito dello scoiattolo rosso (in Inghilterra è dato praticamente per estinto). Attenzione però, il tipo di competizione di cui si parla non è di tipo aggressivo, non presenta casi di ibridazione e neanche interferenze sul comportamento riproduttivo del rosso ma è una competizione legata al foraggiamento. Infatti lo scoiattolo grigio, essendo più terricolo, ha accesso ad una quantità maggiore rispetto al rosso che invece è prevalentemente arboricolo. Inoltre si verifica che il grigio preferisce consumare immediatamente il cibo e si sono appurati dei casi in cui esso “rubava” le ghiande dalle riserve alimentari del rosso. Tutto ciò comporta una perdita di fitness da parte dello scoiattolo rosso (ovvero una perdita del benessere dell’animale) e quindi ad un calo della natalità della specie.
Scoiattolo rosso europeo e scoiattolo grigio americano a confronto
La gestione della biodiversità animale non riguarda solo i mammiferi, ma anche la fauna acquatica, i volatili e gli insetti. Per quest’ultimo argomento sono intervenute Valentina Parco e Silvia Nicola del Parco del Ticino che hanno portato l’attenzione sulla recente “invasione” di Popillia japonica, un coleottero giapponese.
In merito all’ittiofauna del Parco del Ticino è intervenuto il naturalista Daniele Tamborini (Graia s.r.l.). Nel corso della giornata ha esposto i lavori eseguiti per permetterne il ripopolamento presso le dighe che interrompono il corso del fiume (diga del Panperduto a Somma Lombardo e diga di Porto della Torre) e impediscono ai pesci la risalita del corso d’acqua.
Invece per quanto riguarda l’avifauna, è intervenuto il dottor Fabio Casale (Fondazione Lombardia per l’Ambiente) che ha presentato l’immenso numero di volatili presenti nel Parco del Ticino e il fondamentale ruolo di corridoio ecologico che esso ha (collega l’ambiente alpino con quello appenninico).
Tra gli interventi fatti, si citano anche quelli di Elisabetta Rossi (Regione Lombardia, DG Ambiente), che ha parlato della gestione delle specie alloctone nel nuovo progetto LIFE GESTIRE 2020 per Rete Natura 2000, e quelli di Daniela Miesina e Roberta della Valle, le quali hanno mostrato il ruolo dell’Ufficio Educazione Ambientale del Parco del Ticino e i progetti ad esso associati.
Tutti questi interventi fanno sorgere un paio di grandi domande: è importante la difesa della biodiversità? E cosa possiamo fare noi in merito ad una sua corretta gestione? Perché tutto riconduce a questo, a cosa possiamo fare noi per prenderci cura del luogo dove siamo ospitati con altre specie animali e vegetali, come possiamo prenderci cura di casa nostra.
Testo di Emmanuele Occhipinti
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